Pedalando per le piste ciclabili di Roma – 5a puntata

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Pedalando per le piste ciclabili di Roma – il Vlog di Cristina Galardini

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Ritorniamo sulla scena del delitto direbbe il protagonista di un film giallo, noi torneremo sulla stessa scena del Tevere, questa volta per arrivare fino a Ponte Regina Margherita che ci condurrà alla scoperta di due grandi piazze Romane.

Un aspetto particolarmente favoloso delle leggende che si legano al tevere è quello dei tesori che in esso sarebbero sepolti.  A seguito delle vicissitudini storiche della città, delle grandi paure recate dalle invasioni barbariche che portarono a cercare un così strano nascondiglio, o delle scalmane furiose dei periodi di sete vacante che fecero rovesciare nel Tevere simboli odiati o oggetti.

Si preferiva perdere al vederli fatti preda dal nemico.

Ponte Regina Margherita, noto anche come ponte Margherita.

Progettato dall’architetto Angelo Vescovali, fu costruito tra il 1886 e il 1891; fu dedicato alla regina Margherita di Savoia, prima Regina d’Italia. Il ponte costituisce un collegamento diretto tra il rione Prati e piazza del Popolo e fu il primo in muratura costruito sul Tevere dopo molti secoli.

Piazza del Popolo è una delle più celebri piazze di Roma, ai piedi del Pincio.

L’origine del nome della piazza è incerta: c’è un’etimologia che deriva “popolo” dal latino populus , sulla base della tradizione che vuole ci fosse, nella zona, un boschetto di pioppi pertinente alla tomba di Nerone, che era lì presso.

La piazza e la sua porta sono un ottimo esempio di “stratificazione” architettonica, un fenomeno che si è verificato per i continui avvicendamenti di pontefici che comportavano modifiche e rielaborazioni dei lavori edilizi e viari. 

Sulla piazza affacciano ben tre chiese.

La più antica è la basilica di Santa Maria del Popolo, a lato della porta omonima. Venne eretta (sul sepolcro dei Domizi dove Nerone fu sepolto) nell’XI secolo da papa Pasquale II, ma venne poi ricostruita sotto papa Sisto IV da Baccio Pontelli e Andrea Bregno le danno un aspetto maggiormente rinascimentale.

Tra il 1655 ed il 1660 papa Alessandro VII decise di restaurare la chiesa incaricando Gian Lorenzo Bernini, lo stesso diede una chiara impronta barocca che si può ammirare ancora oggi.

Via del Corso è stata ridefinita dai romani la via dello shopping di Roma. È un rettilineo pieno di negozi, souvenir, ambulanti, ma anche chiese, monumenti, banche, enti e istituzioni politiche importanti.

Con un tracciato di circa un km e mezzo che corre tra Piazza Venezia e Piazza del Popolo, Via del Corso è la più celebre strada del centro storico di Roma. 

Già esistente in epoca romana, originariamente era costituita dal tratto sub-urbano della Via Flaminia, mentre in concomitanza con la costruzione delle Mura Aureliane nel III sec. d.C. assunse il nome di Via Lata.

In età imperiale era una via poco abitata ma costellata dalle imponenti tombe di personaggi illustri, tra cui quelle dell’imperatore Augusto e di Nerone.

nel Medioevo la Via Lata-Flaminia assunse una veste rurale in uno stato di completo abbandono, durato circa 700 anni.

Soltanto nel XV secolo tornò ad avere un ruolo centrale nell’urbanistica della città, ad opera dei pontefici che la considerarono un’importante via di comunicazione con il porto fluviale di Ripetta.

Per decreto papale, nel 1467, si decise che tutte le attività e le corse del Carnevale, fossero trasferite proprio sulla Via Lata.

Il toponimo, allora, cambiò in via del Corso, con evidente allusione alle corse carnevalesche,

Nella sua magnificenza, nelle attività che lo caratterizzavano e nella vera “pazzia” che animava il popolo romano, esso offuscava quello di tutte le altre città d’Italia, Venezia compresa.

Lo spettacolo carnevalesco delle corse fu abolito solo nel 1883 dal re, e Si emanarono poi provvedimenti per trasferire in altro luogo i macellai, i tripparoli, i fegatai, i friggitori, i pollaroli, al fine di salvaguardare la decenza della via destinata al pubblico passeggio. Si aprirono allora negozi di confezioni e di alta moda, librerie, antiquari, gioiellerie. 

Una delle più conosciute vie che sfociano su Via del Corso è Via dei Condotti. Si tratta di una strada piena di boutique di alta moda, bella ed elegante, dove è possibile trovare il fior fiore dei brand italiani e internazionali.

La percorriamo tutta affinchè ci accompagni nell’elegante piazza di Spagna.

Deve il suo nome al palazzo di Spagna, sede dell’ambasciata dello Stato iberico presso la Santa Sede.

Al centro della piazza vi è la nota fontana della Barcaccia, che risale al primo periodo barocco, realizzata da Pietro Bernini e da suo figlio, il più celebre Gian Lorenzo.

La piazza è citata in una famosa poesia di Cesare Pavese, denominata “Passerò da piazza di Spagna”, il cui testo è stato riportato integralmente su una targa vicino alla sala da tè Babington’s.

La monumentale scalinata di 135 gradini, fu inaugurata da papa Benedetto XIII in occasione del Giubileo del 1725: essa venne realizzata, grazie a dei finanziamenti francesi a partire dal 1721, per collegare l’ambasciata dei Borbone di Spagna, a cui la piazza deve il nome, alla chiesa della Trinità dei Monti.

La sontuosa, aristocratica scalinata, fu disegnata in modo che avvicinandosi gli effetti scenici aumentassero man mano. Tipico della grande architettura barocca era infatti la creazione di lunghe, profonde prospettive culminanti con quinte o sfondi a carattere monumentale.

Come diceva Alberto Sordi: Questo lo damo al sorcio!

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