Pedalando per le piste ciclabili di Roma – il Vlog di Cristina Galardini
Non hai visto le puntate precedenti? No problem, ecco qui il link all’archivio.
Inizieremo il nostro viaggio da Via Tiburtina era una via consolare in quanto era stata edificare da un console esattamente da Marco Valerio Massimo nel 286 AC congiungeva Roma a Tibur (Tivoli) meta soprattutto dei pellegrini che si recavano a i santuari di Tibur. Oggi molto famosi sono gli Studios di via Tiburtina, all’interno dei quali vengono registrati diversi programmi televisivi.
Non sappiamo quando fu costruita ma come la via Prenestina, la Gabina e altre vicinali fu certo una delle più antiche del Lazio per il collegamento con Roma delle città affinitine e in particolar mdo delle città Latine e Sabine.
La zona, posta lungo la via consolare Tiburtina, era da sempre luogo di sepoltura tant’è che qui fu costruito il cimitero del Verano adiacente alla basilica di San Lorenzo fuori le mura sono oggi inglobate nel cimitero le catacombe di Santa Ciriaca, e vi fu sepolto san Lorenzo, sulla cui tomba sorsero la basilica e il convento.
Il cimitero moderno fu istituito durante il regno napoleonico del 1805–1814 su progetto di Giuseppe Valadier tra il 1807 e il 1812, in ossequio all’editto di Saint Cloud del 1804, che imponeva le sepolture al di fuori le mura delle città. I lavori proseguirono con i pontificati di Gregorio XVI e di Pio IX[3] quando, sotto la direzione di Virginio Vespignani, il progetto ebbe una strutturazione definitiva e furono acquistati altri terreni.
ll Cimitero del Verano, con il suo patrimonio di opere d’arte, costituisce una sorta di museo all’aperto che non ha eguali per la quantità e la particolarità delle testimonianze, un inestimabile valore sotto il profilo storico-artistico e di storia della cultura dalla metà dell’Ottocento sino a tutto il Novecento.
L’ingresso del cimitero, a tre fornici, reso imponente dalla presenza di quattro grandi statue che rappresentano la Meditazione, la Speranza, la Caritàe il Silenzio,[5] precede un ampio quadriportico, opera del Vespignani, completato nel . Riprendiamo la ciclabile che ci fa attraversare il quartiere San Lorenzo che Prende il nome dalla vicina basilica di San Lorenzo fuori le mura.
L’urbanizzazione della zona risale alla fine del XIX secolo, quando Roma conobbe, in seguito alla sua unificazione al Regno d’Italia e al suo divenire capitale, un grande sviluppo urbanistico. Prima di allora oltre le Mura aureliane si estendeva un paesaggio sostanzialmente agricolo, interrotto solo dalla basilica di San Lorenzo e dal primo nucleo del cimitero del Verano.
Nel 1922 fu l’unico quartiere in cui si tentò di fermare la marcia su Roma con furiosi combattimenti fra fascisti e Arditi del Popolo, che, aiutati dalla popolazione, riuscirono persino a bloccare l’ingresso degli squadristi, tanto che da lì nacque la fama di “quartiere rosso” assieme ad altri quartieri storici della capitale, come Testaccio.
Come rappresaglia, il quartiere fu però attaccato duramente da una spedizione punitiva guidata da Italo Balbo.
Il 19 luglio del 1943, durante la seconda guerra mondiale, fu colpito dal primo bombardamento degli alleati su Roma[3], con l’obiettivo di attaccare lo scalo merci, insieme ai quartieri limitrofi. Alle ore 11.03, 662 bombardieri statunitensi rilasciarono 4 000 bombe sul quartiere.
Sebbene i bombardamenti colpirono varie zone a est della città, cerimonie pubbliche alla memoria si svolgono annualmente a San Lorenzo, per essere stato il primo e per gli ingenti danni e morti procurati, che anticiparono di pochi giorni la caduta del fascismo e l’arresto di Benito Mussolini.
Oggi è di fatto considerato il principale quartiere universitario di Roma, frequentato dai giovani di tutta la città e animato da numerosi pub, ristoranti, birrerie, club e associazioni culturali.
La sfiga di prendere rosso quando stai in discesa… non ha prezzo.